sabato 21 gennaio 2012

Chapter 01: Cogito, ergo possum




Un essere immaginario fatto di piccole particelle fluttuanti decise un bel giorno di costruirsi un rifugio in cui riposare. Il suo nome era Unico. 
Come tutti gli altri esseri fatti di particelle fluttuanti, anche Unico aveva la capacità di cambiare forma e grandezza, peso, altezza e consistenza per meglio adattarsi alla situazione in cui si trovava. Questa abilità, acquisita ed affinata nel tempo, permetteva agli esseri come Unico di sopravvivere in un mondo in continua mutazione. 


Tuttavia, il nostro piccolo amico non riusciva a mantenersi al passo, poiché gli sembrava che le cose attorno a lui cambiassero troppo velocemente. Cercare di mantenere il ritmo lo rese così esausto che un giorno decise di rinchiudersi nel suo piccolo rifugio. Lì sopraffatto dalla stanchezza, si addormentò. 

Dormiva un sonno placido da tanto di quel tempo che ormai non riusciva più a ricordarsi con precisione la differenza fra il giorno e la notte. Sapeva di dormire e non voleva svegliarsi. Nuotava nel caldo molle dei sogni e delle coperte, credendo di essere teneramente avvolto in un bozzolo dal quale non sapeva più liberarsi.

A volte i ricordi della vita che aveva lasciato in sospeso si facevano strada nell’oblio ed allora il piccolo essere fatto di particelle ormai disperse, si ricompattava per un attimo, ma solo nel momento preciso in cui pensava alla vita ed alle cose che accadevano agli esseri come lui. 
In quei momenti, dalla fortezza inespugnabile del suo sonno, riusciva a dare uno sguardo agli avvenimenti del mondo. Tutto procedeva come sempre. E come sempre Unico si sentiva confuso ed inadeguato se pensava alle cose da fare.

Tuttavia cresceva in lui la voglia di andare alla ricerca di uno spiraglio sul mondo.
Si era accorto che la sua era una posizione privilegiata da cui poteva osservare senza essere osservato. 
Guardare il mondo senza la preoccupazione di essere costretto a subirne gli eventi lo fece sentire così a proprio agio che da quel momento cominciò a svegliarsi ed a ricompattarsi più spesso. 

Si accorse che sentirsi al sicuro per un po’ era tutto quello di cui aveva bisogno per pensare e riflettere lucidamente. 
Pensava, dunque era. 

Questa scoperta destò nel piccolo essere molte emozioni. 
Riflettere sulle cose del mondo che poteva osservare dal suo punto di vista lo faceva sentire più presente di quanto si sentisse prima, ma non del tutto autentico.
Del resto è chiaro come così facendo non avesse alcuna possibilità di influenza su quello che accadeva. Adesso era tutto chiaro soltanto perché era distante. 

-Ma allora- pensò, -non è cambiato niente! Ancora non so come fare le cose!- 
Si sentiva triste perché sentiva che la sua prospettiva sul mondo e sulle cose possedeva una certa intenzionalità che mai riusciva ad attuarsi.  Non era ancora abbastanza forte da gettarsi nel mondo e costruire un progetto. Tutto quello che poteva fare in quel momento era cercare un modo per mettersi in contatto con altri esseri come lui dal suo rifugio. 




E così fece. 
Cominciò a mettere il naso fuori dal suo rifugio poco alla volta, ritornandovi quando aveva bisogna di creare il silenzio attorno a sè.


Durante le sue sbirciatine nel mondo esterno ebbe modo di conoscere altri esseri fatti di particelle, altri rifugiati come lui, ed anche egli iper-adattati (quelli che ormai, non disperdendosi più, non creano più se stessi). 

Unico sentiva sempre di non appartenere a nessuna categoria, sentiva di non avere un’unica identità. Sentiva di essere molteplice.

Confrontandosi con diverse realtà capì che forse il sentirsi perennemente in transito, fluido, instabile e provvisorio, ecco, questo perenne sentirsi liquefatto, era il fulcro del proprio essere. Un essere che costantemente ri-significa se stesso. Un essere finalmente autentico, ma sospeso fra la presenza e la nostalgia.

La presa di coscienza di questa sua condizione ha portato Unico a capire che adesso, in qualche modo, nel suo personale modo, può finalmente agire.

Pensa, dunque può.



4 commenti:

  1. Ciao! Grazie per la dedica. Sono probabilmente in una una di quelle categorie...o in tutte!:)

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    1. wow! E' sempre bello incontrarsi e scoprire di condividere una dele succitate categorie! E grazie a te!

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  2. è piacevole osservare il nascere di un nuovo germoglio, a partire da quel guazzabuglio di terre che era rimasto dal raccolto precedente

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    1. Viva i nuovi germogli! E grazie per il commento. Kiss.

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